Chi sono i barboni

Chi sono i barboni

Oggi iniziamo un percorso di approfondimento su chi sono i barboni.
Desideriamo diffondere una sensibilizzazione generale riguardo a tali tematiche a noi care!
I volontari AMMP infatti li frequentano abitualmente, in quanto principali utenti della mensa serale Spazio d’Angolo.  
Questo discorso è anche collegato con  le nostre ultime riflessioni sull’importanza di manovre preventive benevolenti. Queste sono state sollevate dalle recenti notizie di cronaca. (Per approfondimenti: caccia ai clochard torinesi e  morte di alcuni di questi).

Chi sono i barboni: molte denominazioni

Vi sono molte denominazioni volte alla definizione degli individui coinvolti nel “barbonismo“. Il termine “barbone” è il più diffuso, risale alla tradizione milanese. Esso si riferisce ad un aspetto fisico trasandato. Altri sinonimi sono: mendicanti, accattoni, questuanti (per sottolineare come si procurano da vivere). Altri termini si riferiscono invece al loro vagabondare. Questi sono: vagabondi, girovaghi, hobo (dall’inglese), clochard (dal francese).Vi sono poi espressioni più specialistiche quali “uomini senza fissa dimora” o “uomini senza territorio”.

I  barboni infatti nei confronti della società appaiono del tutto estranei, sradicati e per nulla interessati. Vivono in un mondo “altro”, separato da quello del resto della popolazione.
Per questi motivi si parla di un fenomeno di marginalità sociale.
Possiamo distinguere due forme di barbonismo. 

Il barbonismo “puro”

Il barbonismo “puro” presenta un’estrema diffidenza e paura nei confronti della società.
I rapporti con le istituzioni sono occasionali e legati al soddisfacimento di bisogni primari. Il
“barbone tradizionale” può usufruire di mense e dormitori, ma tenderà a restare in disparte, in un atteggiamento difensivo. Cercherà inoltre di dettare lui le condizioni con prudenza. Claudio Clavaruso lo ha definito un “anoressico istituzionale“. Il suo passato è segnato da gravi delusioni affettive, lavorative, sociali. Tende perciò ad evitare relazioni significative, spesso anche con altri barboni.

 

chi sono i barboni
Un barbone che dorme per terra ai margini di una strada

Il neobarbonismo

Il neobarbonismo è la forma più recente.  Essa presenta una maggiore apertura nei confronti della società.  Vi è inoltre una forte ambivalenza nei confronti delle istituzioni. Un’alternanza continua tra paura e speranza, fuga e ricerca. Sono quasi sempre presenti disagi legati a disoccupazione, disturbi mentali, dipendenze varie.
I “nuovi barboni” inoltre non sono più solo persone anziane. Molti sono giovani e di mezza età.

 

In passato vi erano due macro concezioni opposte

In passato vi erano due macro concezioni opposte su questo fenomeno.
Da un lato si pensava che questa condizione fosse frutto di una libera scelta; dall’altro di una costrizione esterna data da problemi oggettivi.
Tali concezioni suscitavano differenti giudizi.  Nel primo caso a carattere dispregiativo, nel secondo idealizzante.
Oggi permane confusione riguardo a chi sono i barboni. Essi vengono tenuti a distanza e visti con ostilità.

La teoria dell’orda primitiva

Tra il XIX e XX sec. era diffusa la teoria dell’orda primitiva. Il barbone era considerato un elemento dell’orda primitiva. Nello specifico si trattava di un gruppo di persone non erano ancora o non del tutto civilizzate. Compito della società era quello di coinvolgerle in attività lavorative e produttive. I barboni rappresentavano il risultato di un fallimento in tal senso.

Decadentismo, spiritualismo ed esistenzialismo

Secondo tali correnti letterarie e filosofiche (decadentismo, spiritualismo ed esistenzialismo)  il barbone rappresentava il simbolo di un rifiuto nei confronti dell’organizzazione sociale.
La società era infatti considerata colpevole di schiacciare ed annientare l’uomo. Secondo il filosofo Gabriel Marcel avrebbe anche cercato di soffocarne i problemi esistenziali.
Il barbone sarebbe quindi alla ricerca di risposte alle domande esistenziali.

Il primo classico lavoro di Anderson

Il primo classico lavoro di Anderson ha dato l’avvio a numerose ricerche empiriche.
Questo lavoro del sociologo della scuola di Chicago risale al Novecento.  Egli adottò il metodo dell’osservazione partecipante. In altre parole andò a vivere per un certo periodo assieme a dei vagabondi (hobo statunitensi) per conoscerli da vicino. Fu la prima di una serie di ricerche effettuate in tutto il mondo. Grazie a queste vennero superate le precedenti teorie.
Si iniziò così ad approfondire caratteristiche ed entità di questo fenomeno in continua evoluzione.

 

PER APPROFONDIRE:

-A.Bianchi, P. Di Giovanni, La ricerca socio-psico-pedagogica. Temi, metodi e problemi, Trento, Paravia Bruno Mondadori Editori, 2007
-H. Becker, Outsiders, Torino, Edizioni Gruppo Abele, 1987
-F.Barbano, Le frontiere della città. Casi di marginalità e servizi sociali, Milano, Franco Angeli, 1982